A.C.A.B.

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. S a y u r i
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    acab-locandina-ufficiale-anteprima-600x885-554664

    Cobra, Negro e Mazinga sono celerini e ‘fratelli' dentro gli stadi, lungo le strade e intorno alle piazze che ‘ripuliscono' la domenica dagli ultras e i giorni in avanzo dai clandestini, dagli sfrattati, dai delinquenti e dalle puttane. (Co)stretti tra le logiche dello Stato e l'odio della comunità, i poliziotti del Reparto Mobile assorbono dosi di rabbia e producono violenza legalizzata contro la violenza cieca dei tifosi dei sassi e delle lame. Uomini invisi, mariti congedati, padri inadeguati, Cobra, Negro e Mazinga provano a dimenticare il privato dolente nella cosa pubblica, picchiando duro chi minaccia l'ordine e la nazione. Dentro la divisa e dietro la visiera guardano la miseria del mondo e i miserabili che la abitano senza intenzione se non quella della prepotenza e della sopraffazione. Compromessi dalla ‘spedizione genovese' e perduta l'anima nella scuola Diaz, sei anni dopo cercano il riscatto nell'azione e nell'istruzione alla fratellanza di un giovane agente individualista e ribelle. Spina, eccitato dal sangue e iniziato col lacrimogeno, seguirà gli anziani sul confine, decidendo per sé e per la divisa che indossa un domani meno celere. Sulla strada restano i fratelli maggiori. Assediati dal buio, impugnano il manganello e sollevano gli scudi, sfollando le ombre e ricacciando i fantasmi. Abbattuti sui marciapiedi della Magliana i criminali fascinosamente famelici di De Cataldo, Stefano Sollima ‘archivia' la televisione e debutta al cinema con un film che produce uno spiazzamento e mette in circolo altre visioni. Profondamente buio, ubiquo e pervasivo, ACAB attenta il gusto dominante, aprendo uno squarcio, soggettivo, parziale, ideologico, estetizzante e tutto ciò che si vuole, su una realtà altrimenti muta. Diversamente dai poliziotti domestici e addomesticati dei distretti Mediaset o delle squadre Rai, le ‘guardie' di Sollima nascono dal popolo e dalle periferie romane, abbandonate alla criminalità straniera che spegne la tolleranza e accende il desiderio di farsi giustizia da soli. Usciti dall'indagine e dalle pagine di Carlo Bonini, giornalista del quotidiano “la Repubblica”, i celerini di ACAB sono una massa incandescente di energia umana, un corpo di solitudine incapace di gestire nel pubblico come nel privato un rapporto non autoritario con l'altro.
    Sollima non si propone di e si guarda bene dal creare alcun mito, pur avvalendosi, anche inconsapevolmente, di materiali mitologici preesistenti. I celerini di Nigro, Favino e Giallini sono essenzialmente guerrieri, combattenti fedeli a un codice (e a un reparto) e chiusi in una psiche scultorea che non riesce a fugare le ombre di un pensare barbaro e radicale. Cortocircuitando cronaca e cinema di genere il regista prova a leggere la realtà sotto la scorza e dietro la visiera, regalandoci uno spaccato di vita italiana come e meglio di molto realismo conclamato. ACAB interviene aspramente sui problemi sociali, giocando con la pura finzione ma facendo attenzione a non coprire la realtà con la vernice degli stereotipi. Sollima individua nel libro omonimo di Bonini una struttura forte di partenza, un punto di vista inedito e francamente impensabile nel nostro Paese e nel nostro cinema, segnalando che l'inferno non è mai (solo) là dove vedi fuoco e fiamme, e che il sangue più terribile non è mai (solo) quello che ci fanno vedere. I protagonisti di ACAB, diversamente dai banditi della Magliana secondo Placido, non patiscono il capriccio sacrificale e romantico degli ex bambini poveri da rievocare in flashback. Dentro set e costumi (di ordine pubblico) che non si ‘sentono' mai, incoraggiando la visione e la convinzione di quello a cui si assiste, i protagonisti in blu, azzurro e cremisi abitano una società violenta che ‘sfratta' il superfluo, il brutto, il debole e chiede loro di esserne gli esecutori tutt'altro che immuni. Perché non tutti i poliziotti sono violenti e dediti alla repressione ma allo stesso modo sono scarsi gli anticorpi capaci di fronteggiare deviazioni sempre possibili in una professione delicata e irascibile come quella dei reparti mobili. La macchina da presa testimonia silenziosa le tensioni e lo stress che gli attori ‘agenti' vivono in molte, troppe situazioni, trattenuti da quadri legislativi sempre ambigui in un originario modello di braccio armato del potere e impediti dai governi, nessuno escluso, a infilare la direzione di organo statuale garante dei diritti. Sollima, senza dimenticare o scontare la mentalità nera di quella struttura operativa, che ha radici sprofondate in una giovane Repubblica costretta a fare i conti con una continuità pressoché integrale della polizia fascista, mette in piazza uomini biasimati e disapprovati, malpagati, male addestrati e nulla equipaggiati, che devono agire immediatamente, privilegiando l'efficacia ai valori democratici. Là fuori il controllo gerarchico si allenta e gli uomini restano soli con la paura di un ‘nemico interno' e la libertà d'azione di fare il male, di fare male, di farsi male.



    Video


    Curiosità?

    A.C.A.B. acronimo di All Cops Are Bastards (in italiano: gli sbirri sono tutti bastardi) è un'espressione emersa negli anni ottanta, quando il gruppo inglese The 4-Skins, intitolò un loro brano con tale sigla. I 4-Skins era una band composta da skinheads, e la popolarità della canzone all'interno di tale movimento fece in modo che l'intera cultura skinhead (indipendentemente dallo schieramento politico), adottasse questo acronimo come slogan. Lo skinhead nacque nella Gran Bretagna degli anni sessanta, e già dal principio questa cultura si integrò e caratterizzò la schiera degli hooligans inglesi. Il movimento fin dal principio manifestò un'antipatia piuttosto diffusa verso i poliziotti e le forze dell'ordine, con cui nascevano spesso dei contrasti, in particolare allo stadio. Come si può notare, una parte degli stessi hooligans, o degli ultras in genere, è composta da skinhead tutt'oggi, come continuano tutt'oggi le rivalità tra tifosi e forze dell'ordine. Negli anni ottanta, il movimento skinhead si espanse anche in Europa e negli Stati Uniti, portando con sé di conseguenza le usanze ed i detti tipici. Tra questi figurerà appunto anche il famoso detto A.C.A.B., che successivamente si estese anche al resto degli ultras e dei tifosi delle squadre di calcio. Oggi il detto è usato da alcuni ultras, tifosi, nonché dai gruppi politici antiautoritari, e non solo da skinhead.


    Qualcuno di voi l'ha visto o vuole vederlo? ;D
     
    Top
    .
0 replies since 4/2/2012, 14:28   32 views
  Share  
.